Favino, 'cerco umanità e bellezza, Cannes spazio libero'
Gerwig, siamo con i lavoratori. Omar Sy, viva il coraggio MeToo
(dell'inviata Alessandra Magliaro) La malinconica Nadine Labaki che pensa al suo Libano in pericolo, la super star francese Omar Sy che si espone sul MeToo, la nativa americana Lily Gladstone ormai bandiera degli indigeni del mondo e poi ancora Kore-eda, Eva Green, lo spagnolo Bayona, la sceneggiatrice Ebru Ceylan e poi la presidente della giuria che assegnerà la Palma d'oro il 25 maggio, Greta Gerwig e l'emozionato Pierfrancesco Favino. "Cannes è uno spazio libero del cinema, uno dei pochi rimasti. Si vedono film da tutto il mondo, ci si confronta, si cambia idea, affronto l'esperienza della giuria con l'idea di cercare la bellezza e l'umanità", ha detto Favino, grato della chiamata. Uno degli attori italiani più noti all'estero ha promesso di essere "pronto alla sorpresa, a non cercare da attore qualcosa di particolare ma di mettersi come tutti gli altri di fronte allo schermo, discutere di cinema, imparare, condividere, sapendo che l'umanità viene prima di tutto". I giurati imparano a conoscersi piano piano, il gruppo come sempre è diverso ed eterogeneo, a fare da capitana è la regista-attrice-creatrice del fenomeno Barbie, uscito senza la minima soddisfazione agli Oscar ma con un botteghino mondiale di 1 miliardo 445mila dollari, record incredibile, per una donna. Il tema femminile che è centrale in questo Cannes, non è ignorato dalla giuria: ne parla Omar Sy, plaudendo al "coraggio delle colleghe che stanno denunciando" e soprattutto Gerwig, convinta che "sia importante parlare di MeToo" e "che il cinema racconta storie che gettano semi, aprono dialoghi, migliorano la società". E aggiunge "Poche donne a Cannes? La partecipazione femminile non è mai stata una domanda, se oggi ce la poniamo è perché la società sta cambiando". Gerwig, che cita Jane Campion unico precedente di regista alla guida della giuria di Cannes (era il 2014), 12/a donna in 77 edizioni (un numero che si commenta da solo), sottolinea come l'industria cominci a fare i conti con le disparità di potere tra i sessi, introducendo novità come l'intimacy coordinator per le scene di sesso, "non posso dire a che punto siamo, c'è un'evoluzione, un movimento ma la destinazione ossia la parità e l'uguaglianza è da raggiungere tutti insieme". E accenna alla vicinanza con i precari del festival che sono in lotta per migliori condizioni salariali. Per tutti vale il sogno di Cannes, "lo immaginavo da studentessa di cinema", ha detto tra loro Labaki, mentre Gladstone, che un anno fa riceveva qui standing ovation per Killers of the flower moon con cui ha sfiorato anche l'Oscar, è la leader di "una cultura sopravvissuta, quella dei popoli indigeni del mondo".
K.Baro--ESF